Mostra di Salvador Dalì a Roma

Si chiama «Dalì. Un artista, un genio» la mostra dedicata a Salvador Dalì, il pittore e designer spagnolo celebre soprattutto per le immagini suggestive e bizzarre delle sue opere surrealiste, che si sta tenendo a Roma, al Vittoriano di Piazza Venezia fino al primo luglio 2012. Sono esposte 103 opere tra disegni, acquarelli, olii realizzati dal grande maestro spagnolo nell'arco della sua lunga vita, con un accento particolare all'influenza esercitata su di lui dall'arte e dalla cultura italiane, da Raffaello e Michelangelo a Visconti e Fellini. Un rapporto con il Bel Paese indagato per la prima volta attraverso capolavori e materiale documentario mai visto prima. L'importante rassegna si avvale della curatela di Lea Mattarella, docente di Storia dell'arte contemporanea all'Accademia di Belle Arti di Napoli e Montse Aguer, direttrice del Centro per gli studi daliniani alla Fundacion Gala-Salvador Dali'.
Proprio grazie alla collaborazione con la Fondazione è stato possibile riportare a Roma dopo 60 anni le opere più significative dell'artista, tra i maggiori esponenti del surrealismo e al tempo stesso precursore di nuove modalità espressive e di fruizione del linguaggio artistico. Eppure, quello che emerge con forza, fin dall'inizio del percorso espositivo, è appunto la viscerale relazione tra Dali' e l'arte antica, soprattutto con i giganti della Rinascenza, nucleo fondante della sua formazione pittorica.
Ci sono dipinti come "Destino", testa di dio greco, per non parlare dei bellissimi disegni a china di Villa Giulia o una sua rivisitazione dell'Elefante della Minerva. Ma è proprio in un'opera degli esordi che Dali' proclama la sua passione per i pittori rinascimentali, vale a dire in quell'«Autoritratto con il collo di Raffaello» del 1921, dove è evidente il suo desiderio di identificazione e al tempo stesso di sfida alla pari.
Non solo Raffaello e Michelangelo, cui dedica tre folgoranti meditazioni ispirate alla Pietà e alle Cappelle Medicee, ma anche Cellini, Palladio, Bernini». E che prosegue fino al '900, con l'ammirazione per Boccioni, Balla, Casorati, per finire Visconti, Fellini, Anna Magnani.

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