Visite al Cimitero Verano alle tombe dei Personaggi Famosi

Andare per cimiteri può essere affascinante e quello storico del Verano tra il quartiere San Lorenzo e la Tiburtina è sicuramente da vedere. Una visita tra l'altro gratuita che potrebbe non lasciare indifferenti.

Costruito tra il 1852 e il 1871 dall’architetto Virginio Vespignani, il cimitero monumentale del Verano è un vero e proprio museo a cielo aperto; un’esposizione permanente di opere d’arte che vanno dal neoclassicismo al liberty, e oltre. Passeggiando lungo i suoi viali si possono scorgere, tra le altre, tombe di personaggi celebri come Alberto Sordi, Rino Gaetano, Vittorio Gassman, Vittorio De Sica, Aldo Fabrizi, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni e Trilussa, clicca qui per la mappa delle tombe famose legate al cinema.

Vengono organizzate anche visite guidate della durata di 2 ore, per info clicca sul sito dei cimiteri capitolini.

All’ingresso del cimitero, su via Tiburtina, vegliano quattro imponenti statue che rappresentano la Meditazione, la Speranza, la Carità e il Silenzio. Superato il quadriportico, il cui colonnato inquadra alcune tombe a parete e culmina nella chiesetta di Santa Maria della Misericordia, vi troverete immersi nella tranquillità delle cappelle e dei monumenti funebri del Verano, oggi vasto ben 80 ettari. 

A sinistra dell’ingresso il vostro sguardo sarà attirato da un monumento che rappresenta una bambina che tenta di svegliare una donna morta, come se fosse solo addormentata. Sempre a sinistra si trova il Pincetto, ovvero la parte del cimitero riservata alle famiglie più benestanti. Imboccando il viale principale, una dopo l’altra si susseguono tombe in stile liberty, gotico e neoclassico.

Arrivati a quella che viene chiamata la «Scogliera del Monte» vi troverete davanti uno spettacolo affascinante: in questa parte del cimitero le lapidi si arrampicano su gradoni ricoperti di pietre che, in cima, ospitano delle cappelle.

Da non perdere, nel corso della passeggiata, i monumenti funebri con i ritratti realistici eseguiti da Filippo Severati nella seconda metà dell’Ottocento. Queste opere all’avanguardia furono realizzate con una tecnica particolarmente duratura chiamata «smalto su lava»: ancora oggi quei ritratti, giunti intatti fino a noi, vegliano silenziosi sul cimitero.

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